Come NON avevo preannunciato giovedì sono partito con l’idea di fare la traversata appenninica da Busalla a Pegli: primo giorno da Busalla al monte delle Figne, pernottamento in tenda e il giorno dopo proseguimento fino a Pegli (a meno di un altro eventuale pernottamento nei pressi del Penello/Punta Martin).

Appunto, con l’idea.

La mattina ricevo la notizia che il padre di una mia amica è venuto a mancare per un infarto. Non ho più molta voglia di partire, non sono dell’umore, ma carico la macchina lo stesso.

Primo pomeriggio, sono le due, parcheggio davanti alla stazione di Busalla (Genova) e parto alla volta del passo della Bocchetta, lungo il raccordo 43 dell’AVML: tempo previsto dalle paline, due ore circa. Sì, ma io ho diciotto kg di zaino, poco collaborativo, sulle spalle: mi fa male la schiena, le spalle non scherzano e anche il bacino, dove la cinghia ventrale dovrebbe scaricare buona parte del peso. In due giorni lo regolerò diverse volte, senza mai trovare una sistemazione soddisfacente.

Arrivo al passo della Bocchetta alle sei meno venti, proseguo lungo la tappa 23 sempre dell’Alta Via e, dopo aver preso il sentiero che taglia il versante sud del monte Leco, scorgo in lontananza una selletta erbosa: valuto seriamente la possibilità di accamparmi lì. Ci arrivo che sono quasi le sette e mezza, al monte delle Figne manca ancora troppo, sono ancora alle pendici del Taccone: giù lo zaino, giretto d’ispezione… ok, mi fermo.

Scatto qualche foto, monto la tenda con la discreta compagnia della radio a basso volume, preparo il risotto e per le undici sono nell’ordine di idee di dormire. Ci provo. Non fa affatto freddo, ci sono sei gradi, però non dormo bene, mi sveglio diverse volte. Alle tre, il terremoto?! Probabilmente uno di quei cavalli semibradi che girano qui attorno ha voluto farsi una sgambata.

Verso le sei e mezza mi vesto, esco dalla tenda, ancora qualche foto, inauguro la mia nuova mini-moka, colazione, e per le otto è tutto smontato e pronto per ripartire. Ho deciso di rientrare alla macchina, a Busalla: questo zaino mi sta massacrando, non è il caso di proseguire.

Un anno fa prima di comprarlo l’avevo ovviamente provato, riempiendolo in negozio, ma un conto è testarlo dieci minuti, un conto è farci diversi chilometri.

In discesa sono parecchio più veloce: rispetto quasi i tempi indicati. Anche perché almeno un paio di kg tra cibo e acqua li ho persi.

Arrivo alla macchina, facendo un paio di soste anche abbastanza lunghe, a mezzogiorno.

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